WEBER E SCHUBERT

AUDITORIUM SANT'ANTONIO - MORBEGNO

P.za Sant’Antonio 1, Morbegno, Italia
Carl Maria von Weber (1786–1826) e Franz Schubert (1797–1828) appartengono entrambi a quella terra di mezzo fra Beethoven e la generazione romantica.

Weber, lo ricordiamo soprattutto per le opere teatrali, che per certi versi preparano la strada a Wagner.
L’ouverture di Abu Hassan è spigliata, esotica, col suo continuo sfavillio di piatti e triangoli ci porta nel mondo d’oriente delle Mille e una notte, da cui è estratto il soggetto.
L’uomo di teatro che fu Weber si sente anche nei brani sinfonici, come il Concerto n. 1 in fa minore per clarinetto e orchestra op. 73: contrasti ben calibrati, congegni che funzionano col ritmo giusto e a volte veri espedienti teatrali, come i misteriosi tremoli (ce n’è uno qui verso la fine del primo movimento) o i timbri fortemente evocativi (il secondo movimento termina col clarinetto accompagnato dai soli corni).

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Franz Schubert, all’opposto, non è per nulla noto per le sue opere teatrali. Ne scrisse una decina, quasi mai giunte alle scene lui vivente. Fierrabras gli fu chiesto nel 1822 dal Theater am Kärtnertor di Vienna, che contemporaneamente chiese anche un’opera a Weber.
L’opera di Weber, Euryanthe, andò in scena ma non ebbe successo, col risultato che il direttore artistico si dimise e l’opera di Schubert: uno dei tanti scacchi nella carriera del compositore viennese. L’ouverture, che qui si propone, ci porta con discrezione in un mondo di battaglie e ideali cavallereschi (l’azione si svolge all’epoca di Carlo Magno).

Ha meno bisogno di presentazioni la notissima Sinfonia n. 8 in si minore "Incompiuta" D 759. D’obbligo ricordare che il motivo della sua incompiutezza non fu il sopravvenire della morte del compositore (come accadde per esempio per il Requiem di Mozart): l’Ottava fu semplicemente uno dei molti brani che Schubert decise di non terminare.
Ci piace qui rimarcarne la particolarissima teatralità implicita, in particolare nel primo movimento: contrasti accesissimi, frasi che non concludono, irruzioni violente. E però tutto questo in un clima unico, di tempo sospeso e rituale: quel tempo schubertiano, meravigliosamente dilatato, che forse era destino non facesse di lui un operista.

venerdì, 18/03/2022 alle ore 19:30

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